Beati i miti – Card. Carlo Maria Martini
Mi piace riportare l'opinione di un illustre esegeta, il padre
Jacques Dupont, di cui condivido la conclusione:
"La mitezza di cui parla la beatitudine non è altro che quell'
aspetto dell'umiltà che si manifesta nell'affabilità messa in
atto nei rapporti con il prossimo. Tale mitezza trova la sua
illustrazione e il suo perfetto modello nella persona di Gesù,
mite e umile di cuore. In fondo, tale mitezza ci appare come una forma della carità, paziente e delicatamente attenta nei riguardi altrui".
Comprendiamo allora perché Gesù promette ai miti il possesso della terra. La rinuncia alla vendetta, infatti, la rinuncia alla sopraffazione, alla prepotenza, fa trovare al cristiano, in ogni occasione, la via per aprire spazi alla misericordia della verità, alla costruzione di un nuovo volto della società.
Naturalmente, la mentalità evangelica della mitezza matura soltanto lentamente nel singolo cristiano e ancora più lentamente nell'esperienza dei popoli. Bisogna essere passati per molte prove, delusioni, amarezze, sconfitte, per capire che la violenza di ogni tipo, compresa quella morale e ideologica, è alla fine perdente.
Vi offro tre spunti di riflessione che vi permetteranno di cogliere il messaggio permanente della parola di Gesù.
1. Con la beatitudine dei miti Gesù condanna chiaramente ogni forma di prepotenza. La prepotenza non paga. Quindi i prepotenti, che si ritengono felici in questo mondo, sono in realtà degli sventurati, perché il loro potere è logorato alla radice
ed essi cadranno come un vaso di argilla che viene frantumato.
2. Il messaggio di Gesù promuove il coraggio della non violenza. I Padri della Chiesa, che hanno commentato a lungo il brano evangelico delle beatitudini, vedono la mitezza proprio come la rinuncia alla violenza, alla vendetta, allo spirito
vendicativo.
3. È importante coltivare lo spirito di dolcezza, di mitezza, di accoglienza, di capacità di amicizia e di relazioni autentiche e vere.
(Card. Carlo Maria Martini)
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