Il mio suggerimento vale dunque per coloro che trovano difficile la pratica della confessione regolare, ritenendola faticosa, formale, poco stimolante, addirittura inutule.
A questi propongo il colloquio penitenziale, cioè un dialogo fatto con il sacerdote, nel quale cerco di vivere il momento della riconciliazione in una maniera più ampia rispetto alla confessione breveche elenca semplicemente le mancanze; tale allargamento è previsto, fra l'altro, dal nuovo Ordo Poenitentiae.
Si inizia il colloquio con la lettura di una pagina biblica, con un Salmo, cosí da porsi in un'atmosfera di verità davanti al Signore. Segue quindi un triplice momento: confessio laudis, confessio vitae, confessio fidei.
La confessio laudis risponde alla domanda: dall'ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio che mi è stato vicino? Iniziare con il ringraziamento e la lode mette la nostra vita nel giusto quadro ed è molto importante far emergere i doni che il Signore ci ha fatto.
La confessio vitae può partire dalla domanda: dall'ultima confessione, che cosa c'è in me che non vorrei che ci fosse? Che cosa mi pesa? Questo è il momento della confessione dei peccati o delle mancanze precise -la si fa in base allo schema dei dieci comandamenti o delle virtù teologali e cardinali, ecc.-; tuttavia è fondamentale mettere davanti a Dio le situazioni che abbiamo vissuto e che ci pesano (un'antipatia da cui non riusciamo a liberarci e non sappiamo se da parte nostra c'è stata o meno una colpa; una certa fatica nell'amare, nel perdonare, nel servire gli altri).
La confessio fidei, infine, è la preparazione immediata a ricevere il perdono di Dio. È la proclamazione davanti a Lui: "Credo nella tua potenza sulla mia vita".
È necessario cercare di vivere l'esperienza della salvezza come esperienza di fiducia, di gioia, come il momento in cui il Signore entra nella mia esistenza e mi dà la buona notizia.
Carlo Maria Martini, La via di Timoteo.
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